Nicola Raponi

Nicola Raponi (1962 – 1976)*
 

Saluto e ringrazio il dott. Pierluigi Piano per l’invito che ha rivolto al dott. Mauro Livraga e alla sottoscritta in rappresentanza dell’Archivio di Stato di Bergamo a partecipare, in occasione delle Giornate europee del Patrimonio, ai “festeggiamenti” organizzati per il 50° anniversario dell’inaugurazione dell’Archivio di Stato di Varese.
Formulo al dott. Piano e a tutti i colleghi i migliori auguri per la prosecuzione del loro lavoro e del loro impegno a favore dell’istituzione.
Mi è stato chiesto un contributo alla storia dell’Archivio di Stato di Varese attraverso la figura di un emerito storico e archivista quale è stato il Prof. Nicola Raponi che ha ricoperto il ruolo di direttore sia a Bergamo dal 1962 al  1976  e sia a Varese dal 1963 al 1967.
Non ho avuto l’onore di conoscere il prof. Raponi ma da noi a Bergamo si può dire che aleggia ancora la sua presenza: infatti i fondi più importanti versati dagli uffici dello Stato e soprattutto   i lavori archivistici elaborati dai  suoi studenti della Cattolica di Milano e fatti oggetto di tesi di laurea sono ancora considerati le colonne portanti del nostro Istituto.
Non mi dilungherò a parlarvi di Raponi storico e professore universitario in quanto sarebbe troppo lungo ed esulerebbe dai miei compiti, una sua biografia abbastanza esaustiva è stata pubblicata nel vol. XV  dell’Archivio Storico Lombardo del 2010 con vari contributi di professori e colleghi di Università che hanno conosciuto e lavorato insieme a Nicola Raponi nei trent’anni della sua attività di docente alla Facoltà di lettere e Filosofia della Cattolica di Milano.
Mi limiterò a “raccontarvi” qualcosa sui suoi anni trascorsi a Bergamo, sulle tracce che ha lasciato come capo d’istituto e come archivista.
Siamo nel 1962, da qualche anno l’Archivio di Stato di Bergamo è stato istituito, come Sezione di Archivio di Stato con  decreto  ministeriale 15 aprile1959 inesecuzione della legge 22 dicembre del 1939.
La sede di Varese sarà istituita l’anno dopo, con decreto ministeriale del 20 agosto 1963.
Bergamo non era ancora dotata di una sede propria, quindi impossibilitata ad accettare i versamenti dei vari uffici statali periferici detentori di archivi storici.
La preoccupazione era comprensibile per i direttori che si sono avvicendati dal 1959 al 1962 (il prof. Coniglio e Carlo Paganini) i quali cercarono di coinvolgere l’Amministrazione locale per progettare uno stabile che avesse le caratteristiche per accogliere un Archivio.
Il nuovo direttore nominato a far data dal 10 marzo 1962 fu il prof. Nicola Raponi, nato a Tolentino nel 1931, laureato in Storia moderna all’Università Cattolica di Milano nel 1955 dove conseguì anche il diploma di perfezionamento in storia e civiltà del Cristianesimo; fu allievo dell’Istituto italiano di studi storici “Benedetto Croce” di Napoli.
Terminati gli studi universitari Raponi si avviò alla carriera archivistica, dapprima come funzionario dell’Archivio di Stato di Milano, quindi come direttore degli Archivi di Stato di Varese e di Bergamo fino al 1976 anno in cui vinse il concorso per la cattedra di Storia del Risorgimento all’Università di Parma, dove rimase fino al 1978, quando fu chiamato dall’Università Cattolica di Milano a ricoprire la cattedra di Storia moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia, dove svolgerà il suo insegnamento fino al 2005.
La  nomina a direttore prevedeva la sua presenza a Bergamo tre volte a settimana mentre fu incaricato nello stesso anno di recarsi a Varese due volte al mese per seguire le vicende della costruenda sede dell’Archivio di Stato.
Si adoperò alacremente per trovare una soluzione per la sede dell’Archivio bergamasco e dopo il primo fallimento dovuto al diniego da parte del Comune di Bergamo a costruire una sede ex novo per motivi economici, nel 1964 fu l’anno della svolta e a dicembre l’Archivio di Stato di Bergamo dispose di una vera sede in locazione. Si trattava dei locali siti in città alta di proprietà dell’Opera Pia Misericordia Maggiore di Bergamo, amministrati dall’ECA. La stessa sede era stata occupata, fino a poco tempo prima, dall’ archivio notarile e quindi , senza aggravio di spesa, furono acquisiti gli atti dei Notai e le relative scaffalature per circa500 metrilineari, insieme agli uffici e ad una sala di consultazione. La circostanza felice consentì di acquisire il nucleo più importante e cospicuo dell’Archivio di Stato di Bergamo: gli atti dei notai dal 1242 al 1860.
Il direttore Raponi diede inizio alle attività di conservazione e servizi propri dell’istituto, potendo disporre finalmente di uffici, locali di deposito,  sala di studio e in contemporanea di quattro unità di personale per assunzione diretta tra le categorie protette.
Per quanto riguarda Varese, in una minuta di lettera indirizzata ad un non ben definito Professore (probabilmente trattasi di un funzionari dirigente degli Archivi di Stato) datata 18 novembre 1964, Raponi parla del materiale archivistico di questa provincia (istituita nel 1927) e lo definisce “piuttosto recente e assai meno abbondante di quello di Bergamo, sebbene più consistente di quanto si possa credere”. Invita l’interlocutore a visitare la nuova sede di Varese confermando che “ i lavori sono già a buon punto e l’edificio è ormai al terzo piano: mi hanno assicurato che a primavera sarà senz’altro pronto” e soggiunge “Le confesso che tra Varese, Bergamo e Milano sono così preso che non ho mai avuto un momento per rispondere alle varie lettere relative all’ANAI”. Potrebbe trattarsi del Prof. Saladino o di Antonino Lombardo , vecchi capisaldi degli archivi negli anni 60-70.
Tra i suoi appunti ci sono le minute con note della stesura della voce Varese della Guida generale degli Archivi di Stato del 1972, con le schede dei fondi archivistici fino ad allora conservati nell’Istituto varesino.
E’ del 10 novembre del 1966 la lettera a firma Raponi indirizzata al direttore generale degli Archivi di Stato dott. Giulio Russo nella quale, preoccupato della gravità della situazione all’indomani delle alluvioni e dei danni subiti dagli Archivi di Stato di Firenze e Venezia, informava che il dott. Giuseppe Scarazzini, impiegato all’Archivio di Stato di Varese e l’aiutante Colazzo Gino dell’Archivio di Stato di Bergamo sono disposti a recarsi a Firenze e a Venezia per aiutare  i colleghi  e informa altresì che presso l’Archivio di Stato di Varese sono disponibili, per un’eventuale sistemazione provvisoria del materiale archivistico danneggiato, circa4.000 metrilineari di scaffalature installate di recente e due grandi depositi completamente vuoti al 3° e al 4° piano dell’edificio e aggiunge testuali parole “lo scrivente sarebbe ben lieto di poter mettere a disposizione i locali e le scaffalature dell’Archivio di Stato di Varese e di contribuire alla salvezza di tanto prezioso materiale archivistico così disastrosamente colpito”.
Nella seconda metà degli anni ‘60 le attività del direttore Raponi a Bergamo si distinsero per capacità e dinamismo: promosse l’acquisizione dei fondi catastali, furono censite le raccolte pergamenacee degli istituti culturali cittadini, tra i quali quelle della Biblioteca Civica Angelo Mai, furono istituite finalmente le Commissioni di scarto e sorveglianza presso gli uffici statali per un rilievo esatto degli archivi storici giacenti nei locali delle amministrazioni.
Nel 1965 iniziarono le trattative conla Prefetturaper prendere in affitto i locali dell’ex Convento di S. Spirito di proprietà degli Istituti Educativi di Bergamo. Il progetto per il restauro del  prestigioso complesso monumentale fu affidato ad un noto professionista bergamasco l’architetto Vito Sonsogni.
L’attività di direttore dei due archivi lombardi non  impedì a Nicola Raponi di occuparsi a pieno ritmo della sua attività di storico e archivista: collaborò alla Rassegna degli Archivi di Stato( faceva parte del Comitato di redazione) per la quale  accettò ben volentieri di adoperarsi per la segnalazione delle pubblicazioni relative alla Lombardia  che a suo dire “ non solo contribuirà al miglioramento costante della rivista, ma potrà anche segnare l’avvio per la realizzazione di quello schedario bibliografico dei fondi archivistici, che, specie per gli Archivi più importanti, è da ritenere indispensabile ausilio degli archivisti e degli studiosi”.
Fu incaricato anche della pubblicazione del carteggio sforzesco conla Spagna  presso l’Archivio di Stato di Milano.
Nell’Archivio di Stato di Bergamo si conserva un suo “archivio personale”, costituito da 7 faldoni contenenti appunti, minute e bozze di lavori, dattiloscritti preparatori di pubblicazioni, schede bibliografiche e corrispondenza con il direttore della Rassegna degli Archivi di Stato dott. Claudio Pavone.
Nel 1967 il prof. Raponi cessa l’incarico di direttore a scavalco dell’Archivio di Stato di Varese, vi subentrerà Giuseppe Scarazzini,vice archivista di Stato.
E’ del 1971 una recensione di Raponi ad un articolo di Giuseppe Scarazzini, allora direttore dell’Archivio di Stato di Varese, sulla legislazione vigente e organizzazione attuale degli archivi in Spagna.
In quegli anni l’attività dell’Istituto bergamasco prosegue a pieno ritmo anche per l’intensa attività ispettiva svolta per conto della Soprintendenza archivistica e rivolta agli archivi comunali che ammontavano a circa 250.  Raponi nelle sue relazioni annuali al ministero lamentava la mancanza di personale della carriera direttiva tecnica che avrebbe affiancato il direttore sia nei compiti ispettivi che in quelli di inventariazione dei fondi archivistici acquisiti fino ad allora.
Finalmente nel 1968 fu destinato all’Archivio bergamasco il dott. Mario Salotto vice archivista di Stato che sarà un validissimo collaboratore di Raponi e suo sostituto, purtroppo prematuramente scomparso l’anno successivo al suo incarico per un tragico incidente.
Nel 1969 finalmente vede la luce la nuova sede dell’Archivio di Stato di Bergamo, con locali adeguati che rispondevano finalmente alle esigenze di un Istituto archivistico. Il prof. Raponi nella sua relazione annuale al superiore ministero esprime viva soddisfazione per la realizzazione del nuovo Istituto che darà alla città di Bergamo la possibilità di conservare adeguatamente la sua memoria storica.
Nel frattempo furono versati all’Archivio di Stato di Bergamo alcuni fondi storici più prestigiosi come quelli della Prefettura del Dipartimento del Serio, per il periodo napoleonico,la Congregazioneprovinciale ela Delegazioneprovinciale e le Commissarie distrettuali per il periodo austriaco.
Come professore di storia moderna all’Università Cattolica di Milano Raponi assegnò diverse tesi di laurea agli studenti della sua facoltà che ebbero per oggetto lo studio di storia delle istituzioni bergamasche attraverso il riordino e l’inventariazione dei documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Bergamo.
Gli anni ’70 videro un progressivo aumento degli studiosi frequentatori in seguito all’acquisizione di importanti fondi archivistici come quelli catastali e giudiziari.
In questi anni l’impegno del direttore Raponi  fu orientato alla divulgazione del patrimonio documentario conservato attraverso mostre e conferenze.
E’ del 30 agosto del 1973 la prima redazione definitiva della voce relativa a Bergamo della Guida Generale degli Archivi di Stato a cura di Nicola Raponi.
Ricordiamo che nella seconda metà degli anni ’70 ci fu il passaggio dell’Amministrazione archivistica dal Ministero dell’Interno a quello dei Beni Culturali e tra gli appunti del prof. Raponi emergono, ben delineati, i termini del dibattito  per la riorganizzazione dell’amministrazione archivistica: tra le relazioni, i promemoria, gli atti di convegni tra il 1974 e 1975 il concetto espresso dagli esperti del nostro settore è il seguente: gli Archivi di Stato  devono essere considerati a tutti gli effetti “beni culturali”e quindi non più gestiti da un’amministrazione, come quella dell’Interno, che a parere degli Archivisti, si legge,  …..”ha gestito  con tanta negligenza e imperizia i propri Archivi . Non esiste un solo Archivio di Stato in cui si trovano conservate in modo completo serie documentarie essenziali per qualsiasi studio sull’Italia contemporanea quali quelle delle questure, delle prefetture”.
Siamo giunti ormai al 1976, alla fine  di quest’anno Nicola Raponi lascerà l’amministrazione archivistica per dedicarsi a tempo pieno all’insegnamento universitario.
Il 20 febbraio, in risposta al telegramma inviato dall’on. Giovanni Spadolini, con il quale il ministro lasciava il nostro Ministero per “assurgere a pienezza di poteri e a dignità di vita autonoma sotto il Governo MoroLa Malfa”, il nostro professore invia una lettera di saluto e ringraziamento all’onorevole per l’impegno, la competenza, l’attività, l’energia profusa nel costituire e avviare il pieno funzionamento del Ministero per i beni Culturali e Ambientali che tanta importanza riveste non solo nel quadro dell’attività scientifica e degli studi in Italia, ma anche come strumento di elevazione spirituale e di educazione permanente del cittadino……sono sicuro, prosegue Raponi, che sia in Parlamento che dalla cattedra lei continuerà a svolgere in favore del patrimonio culturale del paese le battaglie che l’hanno qualificata agli occhi di tutti noi come il più dinamico e il più solerte ministro dei governi della nostra stentata ed inquieta vita politica”.
Uomini di una volta, forse, Spadolini come Raponi, impegnati nel loro ruolo istituzionale, dediti al lavoro con competenza e professionalità. Un’eredità che merita di essere raccolta oggi da noi tutti e, nonostante i tempi bui, portata avanti con responsabilità e rettitudine.

 


* A cura di Maria Pacella, 27 settembre 2013 – Celebrazione 50° Anniversario Archivio di Stato di Varese.